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venerdì 15 maggio 2015

Generazione trent'anni.

Tra 333 giorni esatti avrò 30 anni.
Trent'anni.
Una cosa strana.
Una cosa che viviamo male. Malissimo.
Mi fermo. Respiro. Ci penso.
Non c'è cosa più bella di andare avanti e diventare grandi. Basta pagare una bolletta, più che altro ricordarsene. Chiamare i genitori un po meno. E arruolare uno psicologo (BUONO!) ed un preparatore atletico (GRANDIOSO!) nei tre mesi che precedono battesimi, matrimoni o pranzi di famiglia (di quelli che il capodanno al circo massimo gli fa un baffo).
E poi amare una persona. Quella. E non avere paura di dire "si. ok. mi sa che è per sempre". perché se è così allora bisogna prenderla e non lasciarla più.
siamo sicuri che tutto ciò che abbiamo conquistato negli ultimi anni, insofferenti per una generazione antica, stia dando i suoi frutti migliori?
Stiamo finalmente facendo tutto il contrario dei nostri nonni, ma continuiamo ad essere costantemente insoddifatti.
Ormai, uomini e donne, possiamo tutto.
Innamorarci e smettere il giorno dopo.
Non esiste legame che tenga.
Non mandiamo giù.
Non sacrifichiamo più.
Siamo la generazione della relatività. Abbiamo un lavoro. Ma non sarà per sempre. Abbiamo una casa. Ma sarà veramente nostra solo fra trent'anni.
Abbiamo un amore. Ma chissà.
Siamo una generazione strana. Non andiamo di pancia. Amiamo essere figli, ma è normale non averne ancora. Amiamo, ma non sarà mai come quando si ballava mezza volta la settimana, la domenica, con il vestito buono. E c'era lui che ti sceglieva e diceva "la vedete quella li? sarà la madre dei miei figli". E così sarebbe stato. Per sempre.
Ancora ventenne ma le aspettative cambiano. I progetti cambiano. A volte anche le persone. Le cose importanti restano.
In questi 29 anni mi sono stata simpatica, mi sono stata sulle palle.
Ho abbracciato, avrei voluto abbracciare, sono stata abbracciata, avrebbero dovuto abbracciarmi.
Ho preso schiaffi, avrei dovuto prendere e dare schiaffi.
Mi sono arrabbiata, mi hanno calmata, mi sono data delle gran pacche sulle spalle, ho riso un sacco, ho pianto troppo, ho dato la testa al muro.
E poi ho trovato le soluzioni (ah bei tempi quando le decisioni dipendevano da ambaraba cici coco). Non importa se giuste o sbagliate.
Non mi sento più buona, intelligente, brava. Mi sento Marilena. Ho trovato Marilena.
Per quelli che vorranno me, ci viviamo questo prossimo anno.
Per quelli che invece non possono vedere il bicchiere mezzo pieno, perché in fondo il bicchiere non sanno neanche dove sta, facciamo così. Il mondo è immenso. E la pazienza per me ha perso la caratteristica di infinita'.
Io so sperare. E sono fragile. Le due cose insieme sono una bomba. Ed allora teniamo le distanze.
La pagina è mia. E me la scrivo io.
Chi vuole può solo scarabocchiare a colori vivaci!  E allora...
auguri a me.
Auguri Mery Po'.